Mongolia e Rio Tinto ancora in disaccordo


Il costoso finanziamento (5,1 miliardi di dollari) della miniera sotterranea di oro e rame di Oyu Tolgoi sta creando difficoltà al paese, dove la valuta è in discesa e l’inflazione aumenta – La diatriba con Rio Tinto ha allontanato i capitali stranieri e indebolito la moneta locale

Troppi interessi, troppa avidità e troppo rame hanno creato una paradossale crisi finanziaria in Mongolia, dove sono sempre in impasse i negoziati tra il Governo e il gruppo minerario australiano Rio Tinto per il finanziamento della grande miniera di oro e rame di Oyu Tolgoi, la Collina Turchese. Il sito, controllato al 66% da Rio Tinto e al 34% dal Governo, ha iniziato a produrre rame nel luglio scorso e a regime dovrebbe arrivare a estrarre fino a 450mila tonnellate di rame e 400mila once d’oro ogni anno. 

La diatriba però ha allontanato i capitali stranieri e ha fatto cadere la valuta locale, il tugrik. Ieri occorrevano 1790 tugrik per un dollaro: rispetto a dodici mesi prima, la valuta mongola ha perso il 26%, il peggior risultato tra tutte le monete dell’Asia. L’economia cresce ancora al ritmo dell’11,7%, ma è ben lontana dal 17,5% del 2011, appena prima che Rio Tinto decidesse di rallentare lo sviluppo del giacimento. Al centro delle discussioni ci sono i 5,1 miliardi di dollari ancora necessari per l’espansione sotterranea della miniera. 
Ne è conseguito un calo degli investimenti esteri e delle riserve in valuta, mentre la flessione del tugrik ha aumentato il costo delle importazioni e ha spinto l’inflazione al 12,4%. Però le cose potrebbero cambiare velocemente: un accordo tra Governo e Rio Tinto è in grado di fare da volano per l’afflusso di capitali e per la crescita industriale del paese

Da: http://www.firstonline.info


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