Gobi il grande deserto 2106


GOBI, IL GRANDE DESERTO

Bellezze naturali, artistiche e storiche

Dal 03.09.2016 al 18.09.2016

Khongoryn Els                                                                       Khongoryn Els

Gobi è un deserto fatto di paesaggi  mozzafiato, antichi monasteri nascosti nelle lunghe catene di rocce granitiche, animato da avvincenti leggende di fonti miracolose e di alberi duri come la roccia il cui legno non galleggia; si effettua un’ampia e completa esplorazione partendo da Ulaanbaatar seguendo un circuito di circa 2200 km, più volte sperimentato, che porta a godere di molte delle sue parti più belle. Per delle immagini della Mongolia:Galleria.

Tuvkhun Erdene Zuu
Tuvkhun
Erdene Zuu

N.B.: chi desidera partecipare al viaggio deve segnalarcelo al più presto per le difficoltà di prenotazione dei voli per Ulaanbataar.

 

Il viaggio tocca un ampio insieme di siti storici e naturali seguendo un percorso che da Ulaanbaatar porta al passato glorioso dell’antica capitale Kharkhorin ed ai monasteri di Erdenee Zuu e di Tuvkhun, una perla incastonata tra le montagne; in questa regione si avrà anche l’opportunità di venire ospitati presso l’antico sito monastico di Shank. Si prosegue poi verso le rovine del monastero di Oghii, adagiate sulle rive dell’omonimo fiume che ne vide la grandezza e l’oblio, passando dalle cascate di Khujirt, e si prosegue sempre più a sud giungendo nel deserto del Gobi alle sterminate “dune che suonano”, le Khongoryn Els. Si rientra poi verso nord seguendo un percorso più orientale, che consente di visitare il parco di Ikh Gazryn Chuluu ed il lago di Sangiin Dalai, arrivando ad Ulaanbaatar.

Il viaggio è stato preparato in stretta collaborazione con persone del luogo e di Alfredo Savino, appassionato ricercatore della cultura mongola. Conduce il viaggio Tselmeg Shinezorig, una dinamica donna mongola di 27 anni che a Ulaanbaatar dirige un istituto che si dedica allo sviluppo delle relazioni tra l’Italia e la Mongolia, dove è anche insegnante di lingua italiana. Tselmeg, dopo essersi laureata in uno dei primissimi  corsi di lingua Italiana in Mongolia, si è trasferita a Perugia dove ha conseguito una seconda laurea in metodologia dell’insegnamento. Fin dal primo anno di studio della nostra lingua, benché giovane, ha iniziato a guidare viaggi nel vasto territorio mongolo, attività che tutt’ora svolge dopo molti anni di esperienza acquisita a contatto con i viaggiatori italiani.

Si prevede un numero minimo di 3 e massimo di 12 partecipanti

Altai
Mappa del percorso – per l’itinerario interattivo cliccare sopra

Il Deserto del Gobi

Il Gobi è una vasta area desertica dell’Asia centrale, situata in gran parte in Mongolia, di cui occupa un terzo del territorio, misura circa 1610 km da est a ovest e circa 970 km da nord a sud. L’altitudine dell’altopiano varia dai 914 m della zona orientale ai 1514 m della parte occidentale ed è caratterizzato da piane ondulate e ghiaiose, inframmezzate da bassi rilievi e da colli isolati. Se si esclude la parte sud-orientale, completamente arida, la regione presenta una stentata vegetazione erbacea e arbustiva, sufficiente a nutrire le greggi dei pastori nomadi che vivono nella zona; pozzi occasionali e laghi poco profondi rappresentano le sole riserve idriche. Le zone marginali a nord e a nord-ovest sono fertili, mentre all’estremità sudorientale dell’area desertica prevalgono steppe o praterie. I primi europei che attraversarono il deserto di Gobi furono i membri di una spedizione guidata da Marco Polo nel 1275. In epoca moderna numerose spedizioni si avventurarono nel Gobi, l’American Museum of Natural History di New York promosse negli anni 1921-1930 una serie di spedizioni guidate dal naturalista americano Roy Chapman Andrews che portarono alla scoperta di un bacino incredibilmente ricco di uova fossili di dinosauro. Ma Gobi, oltre a paesaggi mozzafiato, rivela antichi monasteri nascosti tra le lunghe catene di rocce granitiche

 

Una nota sull’accompagnatore italiano e sulla nostra organizzazione in Mongolia

Alfredo Savino si è laureato in Storia Medioevale con una tesi sul frate francescano Giovanni da Pian di Carpine che nel 1245 andò in Mongolia in veste di legato pontificio; si è dedicato alla diffusione della cultura e della storia mongola in Italia per conto dell’associazione culturale Soyombo attraverso mostre etnografiche e conferenze. Ha iniziato l’esplorazione fisica del paese nel 1998 percorrendo per due mesi e mezzo le regioni dell’ovest e, due anni dopo, la parte orientale. Nel 2006 è stato invitato al congresso internazionale dei mongolisti a Ulaan Baatar per esporre la sua tesi in occasione delle celebrazioni svoltesi per l’ottocentenario della fondazione dell’impero mongolo. Alfredo è costantemente attivo nello studio della cultura mongola e dal 2007 collabora con Amitaba per creare dei percorsi che consentano un vero incontro con la magia del mondo che lui ama; attualmente risiede ad Ulaanbaatar dove è docente di italiano presso l’università. A marzo 2015 in riconoscimento delle sue qualità e competenze l’Ambasciatore italiano responsabile per la Cina e la Mongolia con sede a Pechino, Alberto Bradanini, gli ha affidato l’incarico diplomatico di Console Onorario italiano in Mongolia in occasione di una cerimonia tenuta ad Ulaanbaatar in onore del nuovo Console.

Alfredo è contattabile via email: alfredosavino@gmail.com; telefonicamente (via whatsup e viber) al numero mongolo +97695141436; con skype: gengiskhaan.

I nostri viaggi in Mongolia dall’inizio del 2010 vengono organizzati tramite la cooperativa Sain Sanaa (il cui nome in mongolo significa ‘buona idea’), che è stata appositamente fondata con il nostro supporto aggregando un gruppo di persone mongole guidate da Alfredo Savino, che cura attentamente la qualità dei servizi offerti. In questa cooperativa ogni socio mette a disposizione le proprie conoscenze ed abilità per tracciare itinerari poco battuti, che consentano ai viaggiatori di entrare in contatto con la Mongolia più vera, fuori dai circuiti turistici classici. Le finalità della cooperativa sono in sintesi le seguenti: ridistribuire gli utili ricavati dai viaggi ugualmente fra i soci (siano essi guide, autisti o cuochi, stranieri o mongoli); non portare fuori dal Paese i ricavati del turismo; pagare i non soci locali che collaborano alla realizzazione dei viaggi in modo equo; favorire le piccole realtà imprenditoriali locali; cogliere l’opportunità del soggiorno in Mongolia per generare un mezzo concreto d’aiuto; favorire progetti d’aiuto, destinando alle iniziative di sostegno una parte dei ricavi della cooperativa; aiutare gli studenti mongoli meritevoli che studiano l’italiano ad avere delle esperienze formative; soggiornare nei monasteri di campagna con lo scopo di fornire un aiuto a queste piccole realtà locali dando nel contempo ai viaggiatori la possibilità di conoscere più approfonditamente un aspetto fondamentale della cultura mongola.

Amitaba in Mongolia sostiene anche le attività di Asral ONG, come indicato  nel nostro sito.

Modalità del viaggio

Per l’intero viaggio vengono utilizzati veicoli a quattro ruote motrici Uaz seguendo sia strade che piste tracciate dal passaggio di altri veicoli; gli unici tratti asfaltati sono nei pressi della capitale. Le Uaz russe sono i mezzi più idonei per la Mongolia: sono il tipo di veicolo più diffuso e ogni eventuale problema tecnico può essere facilmente risolto pressocchè ovunque, sono molto solide e comunque comode. La velocità sugli sterrati è abbastanza buona, si tengono medie di circa 50 km/h con alcuni tratti anche più veloci o più lenti in relazione all’irregolarità del terreno. Il circuito complessivo è di circa 2300 km; le distanze approssimative coperte nelle singole tappe sono indicate nel programma.

Fuori da Ulaanbaatar si alloggia per una notte presso il monastero di Shank (si segnala che qui i servizi igienici sono rudimentali) e le altre notti nelle gher: le tipiche tende mongole che si trovano predisposte in campi fissi, fornite di letti con lenzuola e asciugamani. In questi campi si trovano anche servizi e docce con acqua calda, la cucina proposta è semplice ma sostanziosa e anche vegetariana.

 

Un viaggio in Mongolia richiede quindi un certo spirito d’avventura: lasciata la capitale non si trovano più hotel e si diventa di fatto dei nomadi, percorrendo con i veicoli a quattro ruote motrici vaste aree e pernottando sempre in tenda; molti dei campi fissi sono comodamente attrezzati, ma non sono degli hotel. Per chi ama viaggiare ed è disposto ad affrontare qualche disagio, attraversare la Mongolia è una grandiosa esperienza d’incontro con una popolazione cordiale e ospitale e di totale immersione in un ambiente naturale stupendo.

 

Tuvkhun, il tempio Shank Shank, interno
Tuvkhun, il tempio
Shank
Shank, interno

Clima e attrezzatura

Il clima all’inizio di settembre è secco, le temperature previste sono tra i 10 e i 20 gradi, con possibili punte minime notturne di 5 gradi. Per la notte al monastero di Shank è meglio avere a disposizione un sacco a pelo il cui gradiente termico minimo consigliato è di zero gradi; la nostra organizzazione può procurarlo sia a noleggio (€ 25), fornendo anche un sacco lenzuolo da utilizzare all’interno dello stesso, che acquistandolo a € 50. Nelle gher vengono comunque fornite lenzuola pulite e coperte. Prevedere un abbigliamento che possa essere resistente ad acqua e vento, scarponcini tipo trekking leggeri possibilmente con l’interno in goretex, portare creme protettive per il sole e occhiali. Per le escursioni a piedi è utile avere un proprio zaino con cui portare l’occorrente per la giornata. Si tenga presente che lungo il percorso non ci sono lavanderie.

 

Alcuni cenni generali e storici

(Per maggiori dettagli, si veda anche la sezione Mongolia )

La Mongolia è vasta quasi cinque volte l’Italia e la maggior parte del territorio è situata a quote piuttosto elevate, con un’altezza media di circa 1600 metri e poche aree coltivabili. La popolazione di circa 2,4 milioni si disperde con una densità di solo 1,3 abitanti per chilometro quadrato; la matrice culturale dei mongoli è tipicamente nomadica e nei contenuti abbina tratti di sciamanesimo alla sofisticazione del buddismo tibetano. L’ambiente naturale presenta quattro aree principali: a nord il territorio della taiga, dei grandi laghi e delle foreste di conifere, a ovest i monti dell’Altai, dal centro ad est le steppe e la regione degli altopiani, mentre il sud è il regno del deserto del Gobi.

Le origini della Mongolia secondo le fonti storiche si individuano nella presenza di tribù di stirpe unna a partire dal V secolo e di stirpe turca dal VII secolo. Nel XII secolo la figura mitica di Gengis Khan porta all’unificazione territoriale e sono di questo periodo le più antiche testimonianze documentate. La massima espansione dell’impero mongolo giunse al Mar Giallo ad est ed alla piana del Danubio ad ovest, grazie alla capacità combattiva degli indomabili guerrieri nomadi mongoli, abilissimi cavalieri che seppero adottare strategie razionali ed equipaggiamenti efficienti.

L’occupazione sovietica nel secolo scorso è stata devastante, sia per il tentativo di rendere sedentaria una popolazione storicamente nomadica, sia per la furibonda repressione culturale: al tempo dell’instaurazione del regime sovietico nel 1921 circa 100.000 monaci vivevano in 700 monasteri, ma nei decenni successivi le cerimonie furono dichiarate fuorilegge ed i luoghi di culto furono inizialmente chiusi e poi quasi tutti distrutti. Furono risparmiati solo alcuni dei monasteri principali ed oggi in tutta la Mongolia se ne contano solo una ventina. La libertà di culto è stata reintrodotta solo dal 1990 e da allora l’antico legame con il buddismo tibetano si va rinsaldando; sono attivi anche missionari cristiani appartenenti in maggioranza a chiese minori nordamericane a caccia di conversioni.

Oggi la Mongolia è indipendente ed è  ricca di risorse naturali, il cui sfruttamento rischia ora di stravolgere l’ambiente naturale e il tessuto sociale. Al di fuori della capitale si trovano pochi insediamenti urbani, fondati durante l’impero sovietico del dopoguerra per motivi industriali e produttivi, dove si trovano strutture educative e sanitarie. Il sostentamento della popolazione nomadica è costituito dall’allevamento di animali quali cammelli, yak, cavalli, pecore e capre; la maggioranza dei nomadi vive nelle gher, le tipiche tende mongole.

 

Yoliin Am Ikh Gazryn Chuluu Khavsgaite, graffiti
Yoliin Am
Ikh Gazryn Chuluu
Graffiti

Programma del viaggio

Si ricorda che l’itinerario previsto può subire modifiche dovute a fattori naturali e climatici

 

1°g.  Sabato 3 settembre, partenza per la Mongolia

Per raggiungere Ulaanbaatar un volo comodo è della Aeroflot, ma vi sono anche opzioni diverse; nel programma si considera l’utilizzo di questo collegamento, ma Amitaba può verificare anche le possibilità offerte dalle altre compagnie. Con Aeroflot la partenza da Milano Malpensa per Mosca alle 12.15 con arrivo alle 16.40; il volo transcontinentale da Mosca per Ulaanbaatar parte alle 19.00 (orari da confermare).

 

2°g.  4/9 Arrivo a Ulaanbaatar

Arrivo alle ore 7.00, trasferimento e sistemazione presso l’hotel Sant Office o simile. Incontro con la guida e presentazione del programma di viaggio. Visita del monastero di Gandan, il principale monastero della Mongolia costruito circa 300 anni fa, ascesa alla collina Zaisan, da dove si gode un bellissimo panorama della città e delle colline circostanti e si trova una enorme statua di Buddha.

 

3°g.  5/9 Ulaanbaatar – Parco Nazionale di Khustai

Dopo la visita dell’ultima residenza del Bogdo Khan, il signore teocratico della Mongolia, partenza per il Parco Nazionale di Khustai Nuruu, ad ovest della capitale, dove si ha la possibilità di vedere i cavalli selvatici di Przewalski, noti anche come Takhi o Pony della Mongolia. Questo animale è il parente più prossimo del cavallo domestico; negli anni ‘60 erano scomparsi ma grazie ad un programma di reinserimento ora è possibile ammirarli. E’ prevista un’escursione nel parco dove, oltre ai cavalli selvatici, sono presenti diverse specie animali come il cervo rosso asiatico, le gazzelle della steppa, i gatti selvatici manul ed altri. Pernottamento nel campo gher Khustai o simile; la tappa è di circa 100 km.

 

4°g.  6/9 Parco Nazionale di Khustai – Kharkhorin – Shank

Al mattino si parte presto proseguendo in direzione ovest per Kharkhorin, antica capitale dell’impero mongolo di Gengis Khan, dove sono rimaste 2 delle 4 tartarughe di pietra che originariamente segnavano i confini della città. Visita al monastero-museo di Erdene Zuu, costruito sui ruderi di Kharkhorin. Si prosegue quindi per il monastero di Shank dove saremo graditi ospiti della comunità monastica. Shank è un piccolo e antico monastero che un tempo custodiva la bandiera di Gengis Khan; trascorreremo con i monaci parte della giornata e si pernotta nelle gher che ci mettono a disposizione all’interno del monastero. La sistemazione sarà un po’ spartana, ma pulita, ed è anche l’occasione per dare un contributo concreto a questa piccola comunità monastica. La tappa è di circa 320 km.

 

5°g.  7/9 Shank – ­Monastero di Tuvkhun Khujirt

Si parte per Khujirt, dove si effettua un’escursione al monastero di Tuvkhun e alle cascate di Khujirt, situate in una zona di grande rilevanza storica; sono state create dalla combinazione di terremoti ed eruzioni vulcaniche e si trovano in un territorio incantevole e disabitato. Segue la visita al monastero di Tuvkhun, recentemente ristrutturato: si trova incastonato sulle montagne che chiudono a settentrione la valle dell’Orkhon. Questo monastero era molto amato dal Bogdo Khan Zanabazar, che qui visse e studiò per quasi trent’anni. La visita richiede una salita a piedi di circa un’ora in mezzo alla foresta. Sistemazione nel campo gher Bayasgalan o simile; la tappa è di circa 120 km.

 

6°g.  8/9 Khujirt – Monastero di Onghiin

Inizia il percorso verso sud che porta al deserto del Gobi, il più grande deserto asiatico. La tappa di oggi, circa 240 km, porta fino al monastero di Onghiin, recentemente restaurato. L’ambiente naturale è di particolare interesse per il contrasto tra le montagne nere, che circondano le vestigia del monastero, e il fiume che rende verdi le sue coste. Sistemazione al campo gher Ongi Energy o simile.

 

7°g.  9/9 Monastero di Onghiin – Bayanzag

Proseguendo per il deserto di Gobi si arriva a Bayanzag – che tradotto significa “Vette infuocate”, dove la spedizione americana di Chapman nel 1924 ha fatto le più grandi scoperte paleontologiche trovando un’impressionante quantità di reperti tra cui uova e scheletri interi di dinosauri appartenenti a molte specie sconosciute fino ad allora. In quest’area ci si reca a visitare anche i graffiti  rupestri di Khavtsgait. Pernottamento al campo gher Bayanzag o simile; la tappa è di circa 160 km.

 

8°g.  10/9 Bayanzag – Parco Nazionale di Khongoryn Els

Oggi si giunge al Parco Nazionale di Khongoryn Els, dove si fa un’escursione alle dune di sabbia più alte e spettacolari della Mongolia, alcune delle quali arrivano fino a 800 metri di altezza. Pernottamento al campo gher Gobi Erdene o simile; la tappa è di circa 160 km.

 

9°g.  11/9 Khongoryn Els – Dalanzadgad

Proseguimento del viaggio ed ingresso nel Parco Nazionale di Gurvan Saikhan dove si visita Yoliin Am, chiamata erroneamente dalle guide “Valle delle aquile” (…qui le aquile non si sono mai viste…), sempre fresca, con lingue di ghiaccio al suo interno anche durante la prima parte dell’estate, in contrasto con l’arido deserto, e dove con un po’ di fortuna sarà possibile vedere gli stambecchi ed i gipeti. Si arriva poi a Dalanzadgad, capoluogo della regione di Omnogov, dove si visita il mercato locale prima di andare al campo gher Saijrakh Gobi o simile; la tappa è di circa 200 km.

 

10°g.  12/9 Dalanzadgad – Tsagaan Suvraga

Il percorso attraversa un’area molto bella per i panorami, caratterizzata da una profonda fenditura che taglia il terreno da est ad ovest con la visuale della steppa sul fondo della vallata. Questa zona un tempo era sommersa, probabilmente non dall’antico mare che occupava l’attuale area del Gobi, ma da acque fluviali. Da lontano, le formazioni calcaree di Tsagaan Suvraga, alte fino a 30 metri, assomigliano alle antiche rovine di una città bianca. Pernottamento nel campo gher Tsagaan Suvraga o simile; la tappa è di circa 200 km.

 

11°g.  13/9 Tsagaan Suvraga – Parco Nazionale di Ikh Gazryn Chuluu

Partenza verso nord in direzione della capitale; la meta di oggi è Ikh Gazryn Chuluu, uno dei parchi naturali più belli della Mongolia. Pernottamento nel campo gher Tuw Bojigon o simile; la tappa è di circa 220 km.

 

12°g.  14/9 Ikh Gazryn Chuluu  

Visita di Ikh Gazryn Chuluu, dove le rocce alte fino a circa 1700 metri formano una catena lunga una trentina di chilometri e nascondono interessanti grotte che si potranno visitare. Si sale poi sul monte Erlug, dove si sosta per un picnic; nei pressi del monte vi è un antico monumento. Si rientra quindi al campo gher; si percorrono coi mezzi circa 30 km.

 

13°g.  15/9 Ikh Gazryn Chuluu – Parco Nazionale di Baga Gazryn Chuluu

Partenza per Baga Gazryn Chuluu, una formazione di roccia granitica nel centro delle pianure; arrivo ed escursione nei dintorni. Si prosegue per il lago di Sangiin Dalai, ricco di molte specie di uccelli tra cui aquile, oche, cigni, ecc.; al centro del lago ci sono le rovine di un tempio costruito nel X secolo. Si alloggia nel campo gher Erdene Ukhaa o simile; la tappa è di circa 150 km.

 

14°g.  16/9 Baga Gazryn Chuluu – Ulaanbaatar

Proseguimento del viaggio per Ulaanbaatar, che dista circa 260 km, dove si alloggia presso l’hotel Office o simile. Ad Ulaanbaatar si assiste ad uno spettacolo folcloristico di musica, danza e canto tradizionali, ascoltando le dolci melodie del morin khuur, il leggendario strumento mongolo.

 

15°g.  17/9 Ulaanbaatar

Visita al Museo di Storia, dove sono illustrati lo sviluppo della storia dell’uomo nelle terre mongole ed i costumi tradizionali delle varie etnie, del Museo-Monastero di Choijin Lama, uno dei pochi monasteri rimasti intatti che conserva le maschere originali utilizzate nelle danze rituali e splendide sculture di Zanabazar. Si avrà del tempo a disposizione per gli acquisti; chi è interessato potrà recarsi al mercato locale di Naraan Tuul.

 

16°g.  Domenica 18 settembre, volo di rientro

Per chi è giunto con Aeroflot, la partenza da Ulaanbaatar è alle 8.10 con arrivo a Mosca alle 8.50; partenza per Milano Malpensa alle 11.10 con arrivo alle 13.45 (orari da confermare).

                                                   Costo del viaggio

€ 2130; fino al 15/6/’14, € 2000 (Volo escluso)

Con solo 2 partecipanti, extra di € 250; massimo 12 partecipanti

Il prezzo non comprende i voli internazionali; include l’iscrizione, tutti gli altri trasporti necessari, il trattamento di pensione completa escluse le bevande e di sola colazione a Ulaanbaatar, gli ingressi ai parchi e ai siti indicati nel programma, la Polizza Assicurativa di viaggio (polizza base Europ Assistance – su richiesta, possono essere estesi i massimali con un  costo € 70 e può essere emessa la Polizza di Annullamento, costo 4,8% del valore del viaggio) e la presenza della guida mongola che parla la lingua italiana. La sistemazione nelle gher è prevista per tre o quattro persone. Se si desidera utilizzare una gher solo in due o singola la richiesta va fatta con buon anticipo e non è sempre confermabile. Il costo per l’utilizzo delle gher in due persone è di € 120  a testa. Per chi vuole sia la stanza che la gher singole (NB, la stanza singola non è disponibile a Shank) il costo è di € 330 per l’intero viaggio, mentre se si richiede la stanza singola e si usa la Gher con altri il costo è di € 90. Per la Mongolia è di nuovo richiesto un visto; la regola è stata reintrodotta recentemente e a breve verranno rilasciate le relative indicazioni sulle modalità del rilascio. Il prezzo del viaggio è formulato con riferimento al cambio euro – dollaro del 18/12/’15 (Banca d’Italia):  € 1 = $ 1,0836.

L’iscrizione e la partecipazione al viaggio è regolata dalle Condizioni di Partecipazione; la quota include una “Polizza di assistenza sanitaria, rimborso spese mediche e danni al bagaglio” fornita da Europ Assistance e una “Polizza viaggi rischio zero” fornita da Navale Assicurazioni. Le normative (Condizioni di Partecipazione e Assicurazioni), i massimali assicurati e le possibili integrazioni sono riportati nel sito di Amitaba e disponibili presso la nostra sede.

Amitaba S.r.l. è un operatore turistico legalmente costituito con sede in piazzale Aquileia 8 a Milano, iscritto al Registro Imprese della Camera di Commercio di Milano col numero 185906/2000, REA numero 1623197, partita IVA 13152290154. E’ autorizzato a svolgere la propria attività con licenza rilasciata con il decreto della Provincia di Milano numero 67762/00 del 30/10/2000. Amitaba S.r.l. ha stipulato ai sensi dell’art. 99 del Codice del Consumo (D.Lgs. n. 206/2005) una polizza per la Responsabilità Civile Professionale con la Navale Assicurazioni S.p.A. n. 100073953 per un massimale di € 2.065.000,00.

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: