I tre giochi virili: Lotta, tiro con l’arco e corsa a cavallo
Lotta
La lotta (bulkh in mongolo) è uno degli sport nazionali della Mongolia. Assieme al tiro con l’arco ed alla corsa con i cavalli rappresenta uno dei principali avvenimenti del Naadam, la festa nazionale di luglio.E’ uno sport esclusivamente maschile, e si narra che il costume abbia la foggia attuale, con il petto scoperto, perché parecchio tempo fa, una donna riuscì ad aggiudicarsi il trofeo contro i migliori campioni. Per impedire che altre sue emule potessero partecipare, sotto mentite spoglie, si decise di confezionare la “giubba” in modo che fossero coperte solo le spalle e la schiena. In ambito sociale la lotta è davvero importante, tanto che durante i festeggiamenti per il capodanno lunare si svolgono anche le finali del campionato di lotta, e la serata di capodanno è considerata conclusa alla proclamazione del campione, il quale godrà di grande stima per tutto il resto dell’anno e anche oltre.I due campioni al momento della presentazione indossano il classico cappello Iandjin Malgai (vedi Copricapi) in segno di rispetto per l’avversario. Durante l’incontro l’allenatore lo terrà in mano seguendo da distanza ravvicinata la lotta.
Le regole sono particolari, vince chi riesce a far toccare terra con una qualsiasi parte del corpo il proprio avversario. Il vincitore danza quindi attorno alle insegne delle orde di Gengis Khan, muovendosi come un’aquila in volo e coprendo in segno di protezione con le proprie “ali” lo sconfitto.
Il tiro con l’arco
Con un bersaglio posto sul terreno a 70 ÷ 75 metri di distanze dalla linea di tiro, l’arciere tiene l’arco, durante la trazione della corda, in posizione orizzontale e lo mette velocemente in posizione verticale al momento del tiro.Ogni arciere ha a disposizione 20 frecce per 3 turni di tiro: 4 per il primo, 8 per secondo ed il terzo. Il terzo turno però avviene con le spalle rivolte al bersaglio; l’arciere deve torcersi velocemente sul busto e scoccare, nel medesimo istante, la freccia. Quest’ultimo virtuosismo, ripropone una classica tattica dei cavalieri mongoli che durante le battaglie, dopo essere entrati in contatto con il nemico, si voltavano repentinamente simulando la fuga, facendosi inseguire dai nemici per poi bersagliarli con le frecce torcendo il busto all’indietro.
La corsa a cavallo
I cavalieri sono alcune centinaia di bambini, maschi e femmine fino ai 12 anni. E’ una corsa sfrenata di 30 chilometri che porta dalla steppa alle porte della città il nugolo di piccoli cavalieri tra urla concitate e nuvole di polvere. Un’allegra tempesta che si abbatte repentina per la gioia di tutti! I primi cinque arrivati vengono premiati tra la gioia dei presenti, ma i veri festeggiamenti non vanno ai piccoli atleti, ma ai cavalli che sono i veri eroi della gara e che vengono nominati, dopo esserne stati abbondantemente aspersi, i cinque dell’Airak ed a cui vengono dedicate poesie e canzoni.